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Film stasera sulla tv in chiaro: LE VITE DEGLI ALTRI (ven. 7 nov. 2014)

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Le vite degli altri, Rai 2, ore 23,45.
6116_galDel 2006, resta uno dei più clamorosi, e insapettati, successi del circuito arthouse, e uno dei migliori risultati di sempre al box office di un film tedesco. Qualcosa come 80 milioni di dollari in tutto il mondo, di cui quasi 12 negli Stati Uniti. Un botto. Tant’è che si portò a casa anche l’Oscar come miglior film in lingua straniera, oltre a a una quantità impressionante di altri premi in giro per il mondo. Fu vera gloria? A quasi dieci anni c’è da chiderselo, ed è un motivo ulteriore per ridargli un’occhiata e verificare stasera in tv. Certo qualche forte perplessità è venuta quando il suo regista Florian Henckel von Donnersmarck, complicato e bellissimo nome aristocratico-teutonico, dopo Le vite degli altri si è fatto ingaggiare dal sistema cinema americano per dirigere The Tourist con la coppia Angelina Jolie-Johnny Depp, non proprio un capolavoro, oltretutto anche dall’esito assai deludente al box office. Dopodiché silenzio, di Florian ecc. non si sono più avute notizie, con il rischio chepassi alla storia del cinema come il regista di un solo film: questo. Film, Le vite degli altri (titolo meraviglioso, va detto), che ricostruisce il clima di controllo costante e di delazione instaurato nella Ddr dalla famigerata Stasi, la polizia segreta. Un paese, un popolo, trasformato in oggetto di spionaggio, scrutato ogni giorno eogni notte attraverso informatori piazzati ovunque e spesso insospettabili (parenti, colleghi, amici), e vigilati, ripresi, registrati con ogni possibile aggeggio che la tecnologia allora poteva fornire. Siampo nel 1986, a Berlino Est. L’agente della Stasi Gerd Wiesler viene incaricato di tenere d’occhio un intellettuale frondista, uno scrittore teatrale di nome Georg Dreyman, e la sua donna Christa-Maria. Scrupolosamente Wiesler si installa nella soffitta del palazzo, piazza le sue apparecchiature, si mette in ascolto di ogni parola, fremito, movimento di Dreyman. Ed entra così nella sua vita, incominciando a conoscere lui, la sua donna, il suo entourage, quell’ambiente di intellettuali che si permettono delle minime libertà che agli altri non sono concesse. Wiesler resta man mano affascinato, catturato dall’oggetto della sua indagine, e soprattutto da Christa-Maria. A poco poco scivolerà, senza quasi rendersene conto, dall’altra parte. Anziché denunciare Dreyman e i suoi amici, li coprirà. Ci saranno sviluppi drammatici, il gioco degli inganni e dei controinganni verrà alla luce. Qualcuno pagherà con la vita. Il clima soffocante di quella Germania che non c’è più è meravigliosamente, filologicamente rievocato con assoluta credibilità. E l’invenzione della spia che si lascia incantare da chi doveva controllare è assai bella. Wiesler non è un semplice uomo in ascolto, passivo, entra da attore nel mondo che dovrebbe solo guardare, registrare da lontano, ricordando la figura protagonista del di molto precedente, e bellissimo, La conversazione di Francis Coppola. Una spia che man mano sotto i nostri occhi la sua umanità, e a quella si affida, si aggrappa, per ritrovrae la dignità perduta. Perfetta la resa scenografica, con quella povertà non consumistica da regime filosovietico, quell’austerità, quelle case di povere cose, eppure in grado di sprigionare un’oscura attrazione su di noi figli dell’Occidente europeo opulento. Ostalgie, ancora. Sentimento ambiguo, e però difficile da soffocare. Con Ulrich Mühe, Martina Gedeck e Sebastian Koch.24780_gal


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